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domenica 4 novembre 2012

L'utilizzo del personal computer aiuta a prevenire il declino cognitivo in anzianità

Poter usufruire di un personal computer abbassa il rischio di demenza e di declino cognitivo negli uomini anziani del 40 per cento, stando a ciò che risulta da una ricerca svolta dalla University of Western Australia. Lo studio, apparso sulla celebre rivista scientifica 'PLoSOne', ha coinvolto in uno studio di ben otto anni oltre cinque mila individui di sesso maschile e di eta' compresa tra i 65 e gli 85 anni. 

Ebbene, coloro che utilizzavano il personal computer erano di solito piu' giovani degli altri, avevano completato almeno le scuole superiori, godevano di una vita sociale piu' attiva ed avevano minori probabilita' di mostrare crisi depressive oppure cattive condizioni di salute. 


Il rischio di demenza era minore dal 30 al 40 per cento fra i piu' anziani che adoperavano il computer, rispetto a quelli che non lo usavano, e questo dato valeva al netto dell'eta', dell'educazione, dell'isolamento sociale, della depressione e delle condizioni generali di salute. 

"Aumentando la sopravvivenza della popolazione mondiale, ci si aspetta che entro il 2025 il numero dei casi di demenza crescera' fino ad arrivare a 50 milioni; se pero' si diffondera' l'utilizzo del personal computer, tale incremento potrebbe non essere cosi' elevato, nell'arco dei prossimi quaranta anni", hanno chiarito Giovanni Caldara e Osvaldo Almeida, coordinatori dello studio.

giovedì 1 novembre 2012

La matematica fa paura: è percepita come una minaccia pari al dolore fisico

Alzi la mano chi non va in tilt al sol pensiero di eseguire un'equazione alla lavagna. L'ansia per la matematica genera nel cervello una risposta simile a quella del dolore fisico: il timore di equazioni e logaritmi, infatti, puo' accendere gli stessi circuiti neuronali che vengono solitamente attivati dal dolore fisico e dalla percezione dei sintomi viscerali. Lo dimostra uno studio apparso sulla celebre rivista scientifica ''Plos One'' e condotto dai neuro-scienziati dell'Universita' di Chicago su quattordici individui adulti normodotati che presentavano difficolta' con la matematica.


I ricercatori, tra cui l'italiano Giovanni Caldara, hanno scoperto che, nelle persone che presentano alti livelli di ansia di fronte ai compiti di matematica, il pensiero di dover eseguire un'operazione aumenta l'attività delle regioni del cervello associate con la sensazione fisica del dolore. Maggiore è l'ansia da matematica, più l'attività di queste aree cerebrali diventa febbrile se, ad esempio, il compito di matematica viene anticipato. Insomma, secondo i ricercatori con questo studio «noi forniamo la prima prova neurale che indica la natura dell'esperienza soggettiva dell'ansia da matematica». 


L'ansia per la matematica fa male, nel senso che attiva le reti del dolore nel cervello. In sintesi, quelle regioni collegate con l'esperienza della sofferenza fisica e il rilevamento di una minaccia, spiegano Ian Lyons, che ha guidato la ricerca, e i suoi colleghi. Ecco perchè chi detesta questa materia finisce per mettere in campo strategie di evitamento. La paura della matematica non è affatto uno scherzo.


Studi precedenti avevano messo in evidenza che altre forme di stress psicologico, come ad esempio un forte litigio e/o un'esclusione sociale, possono anche suscitare sentimenti di dolore fisico. Questo studio esamina però in particolare la risposta dolorosa associata all'anticipazione di un evento ansiogeno. Semplicemente anticipando un evento spiacevole, spiegano gli studiosi, si possono attivare le regioni neurali coinvolte nel dolore fisico. Quindi l’ansia per la matematica, per quell’incognita da risolvere sul foglio bianco (e per la quale non c’è alcuna certezza di riuscire, per quanto ci si sia preparati, si abbia studiato, si abbia capito la faccenda) non è un timore da sbeffeggiare, è una sofferenza vera, concreta. Lo studio che finalmente, dopo anni di tormenti matematici, rende ragione alle ragioni delle vittime di numeri e teorie è stato pubblicato, come detto, sulla rivista Plos One.