Quando il lavoro si fa duro, la tastiera del personal computer inizia a farsi sentire. E più si avvicina una scadenza, più vi si pigia sopra con violenza. E' partendo da questa riflessione che ricercatori della Graduate University of Advanced Studies di Hayama, Giappone, hanno sviluppato un sistema che, tramite l'ausilio dei sensori, monitora le sollecitazioni ricevute dalla tastiera e riesce a indovinare quanto un utente è attivo e impegnato a partire dal cambio di pressione esercitato sui tasti. In tal caso, il software blocca tutte le notifiche che possono essere un elemento di distrazione: pop-up delle e-mail, messaggi istantanei e il sempre più vasto repertorio di alert che ci tiene in una condizione di permanente multi-tasking.
Il programma, ideato da Takahisa Tani e Seiji Yamada, è stato testato su volontari che dovevano completare un lavoro di scrittura. Ogni volta che arrivava una pop-up, l'utente poteva decidere se accettarla o rifiutarla. Dopo la fase di training, il software era in grado di scegliere i momenti giusti per le interruzioni con un'accuratezza dell'ottanta per cento.
Anche solo digitando la parola 'password' si evidenzierebbe un incremento dello stress. Analizzare questo indice permetterebbe - in futuro - l’identificazione dei casi di violazione della privacy nei circuiti bancari e di tutti quei casi in cui una persona è obbligata a digitare una password sotto minaccia.
Che ciascuno avesse un modo tutto suo, e stabile nel tempo, di premere sulla tastiera, lo si sapeva da tempo: in passato si è persino proposto di utilizzare la videoscrittura come test per scovare le prime avvisaglie di Alzheimer. Nessuno però, l’aveva ancora messa in relazione con lo stress.
Ulteriori ricerche occorreranno però per misurare il livello di tensione di chi scrive: un conto è lo stress da ufficio, un altro è dover accedere al proprio conto corrente con un coltello puntato alla gola...
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