È incredibile che, più o meno nello stesso momento in cui uno dei suoi fondatori, ovvero Sergey Brin, in un'intervista rilasciata al britannico 'Guardian', lamenta la sempre maggiore censura e chiusura in piattaforme proprietarie di Internet (Facebook e Apple), la sua stessa azienda venga messa sott'accusa per l'invasione della privacy degli utenti.
La stoccata arriva sempre dalla Gran Bretagna, ma stavolta è il ''Telegraph'' a svelare l'esistenza di un nuovo esperimento di Google che mira a riconoscere correttamente i numeri civici delle abitazioni fotografate dal servizio Street View grazie all'aiuto degli utenti. Si tratta in sostanza di una variazione del Captcha, il test di protezione che, prima di consentire l'accesso a un certo contenuto, chiede al navigatore di autenticarsi digitando correttamente una serie di lettere sfocate o poco leggibili.
In tale maniera, si ottiene un duplice risultato: confermare che il visitatore del sito è un essere umano e non un programma automatizzato e aiutare a digitalizzare una serie di libri appartenenti al pubblico dominio e stampati prima dell'era del computer. Solamente che, in questo caso, al posto di parole o simboli troppo confusi per essere letti da uno scanner, vengono proposti agli internauti numeri di abitazioni private il cui riconoscimento servirà a migliorare l'efficacia e la precisione delle mappe del colosso di Mountain View.
Niente di male, apparentemente – tranne forse il fatto che si chiede in pratica agli utenti di fare un lavoro gratuito – ma secondo l'opinione di alcune associazioni dei diritti civili, come l'inglese 'Big Brother Watch', ci sarebbero implicazioni poco confortanti dal punto di vista della privacy...(CONTINUA)
a cura di federico guerrini
fonte: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/tecnologia/grubrica.asp?ID_blog=30&ID_articolo=10316&ID_sezione=38
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