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giovedì 2 agosto 2012

Studi sulla Sla: riscontrati casi anche tra braccianti agricoli

C'è un'altra spiegazione sull'alta incidenza della Sclerosi laterale amiotrofica (sla) tra i calciatori professionistii. Infatti, la procura di Torino, che da un decennio si occupa di Sla e mondo del calcio, ha aperto un fascicolo su grosso numero di casi riscontrati tra i braccianti agricoli del Piemonte. Stando ai dati dell'Inps e le dimissioni ospedaliere, solo durante il 2011 ne sarebbero stati censiti 123. Un'incidenza altissima, che, se riscontrata anche in altre regioni e finestre di tempo, sarebbe addirittura superiore a quella rilevata sinora tra i calciatori. La malattia, che attacca il sistema nervoso fino a causare la totale paralisi dei muscoli, colpisce infatti i giocatori di calcio 24 volte più delle altre categorie professionali: dal 2004 al 2008, la stessa procura di Torino ha accertato 43 casi su 30mila giocatori presi in esame, tra professionisti e dilettanti di lungo corso. Secondo il pubblico ministero Raffaele Guariniello, che coordina entrambe le indagini, potrebbero essere i pesticidi il tratto d'unione tra i due mondi: gli stessi prodotti chimici, infatti, vengono usati spesso nei campi da gioco oltre che nell'agricoltura. 

Un'ipotesi, questa, che potrebbe finalmente spiegare l'epidemia che da anni ha colpito il mondo del calcio: il primo caso risale addirittura al 1968, quando ad Armando Segrato, centrocampista della Fiorentina e allenatore di Udinese e Venezia, venne diagnosticata la malattia. Anche il primo caso in assoluto fu diagnosticato nel mondo dello sport: si trattava del giocatore di baseball Lou Gherig dei New York Yankees, che morì di Sla nel 1941, a tre anni dalla diagnosi. Rimane ora da capire se esista un'effettiva associazione fra campi agricoli e prati da calcio: per la Procura, il prossimo passo è verificare i settori in cui lavoravano i braccianti, e se ci siano ex contadini tra i casi diagnosticati in passato. Pare tuttavia che nell'ambiente scientifico l'alta incidenza della Sla tra gli agricoltori non fosse una novità. "La questione - dice il professor Adriano Chiò, psiconeurologo dell'ospedale Molinette - era già nota in letteratura: i primi lavori sull'incremento della frequenza della malattia tra gli agricoltori risalgono alla fine degli anni Ottanta. Dalle Molinette transita circa l'80% dei casi in Piemonte, e la maggior parte di loro viene presa in carico. Abbiamo inoltre un registro, riconosciuto come 'di interesse' dalla regione Piemonte, che dal 1995 raccoglie tutti i casi regionali".

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