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venerdì 27 dicembre 2013

Luoghi da visitare: VALENCIA (Spain)

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Valencia è la terza città della Spagna, equidistante dalle prime due, Madrid e Barcellona, 350 km. Fondata dai Romani nel 138 a.C., spartiacque tra la cultura catalana e la cultura andalusa, Valencia è una delle città più importanti del Mediterraneo, come testimonia il centro storico che conserva molti monumenti costruiti nei suoi duemila anni di storia. Partendo da Plaza de la Reina, su cui si affaccia la cattedrale, con il campanile su cui salire per ammirare il panorama della città fino al mare. All’interno si narra sia conservato il Santo Graal. Vale la pena passeggiare per i vicoli e le piazzette del centro per ammirare gli edifici antichi, in stile liberty, art déco e moderni come solo a Valencia sanno convivere alla perfezione. Non perdetevi la Lonja, ex luogo di commercio che sembra un castello, il mercato all’interno di un edificio liberty, il museo della ceramica e le antiche porte della città. E’ un quartiere in continuo fermento, soprattutto la sera per via del numero impressionante di locali. Qui un sunto del repertorio artistico valenciano:


MERCADO CENTRAL - Il cuore e la storia di Valencia: tra i quattrocento, e più, banchi di questa suggestiva struttura modernista dell’inizio del secolo scorso — legno, ceramica, pietra di Bunol, marmo, ferro, mosaici, un’enorme cupola —, che sorge dov’era l’antico mercato arabo. Un arcobaleno di frutta, formaggi, pesce e carne. E a 5 euro e mezzo una porzione di all i pebre, l’anguilla pescata nel vicino parco dell’Albufera. Di fronte c’è la Lonja de la seda, il medievale mercato della seta patrimonio dell’Umanità
CATTEDRALE DI S. MARIA - Gotica, romanica, barocca, rinascimentale, neoclassica: la cattedrale di Santa Maria, il Seu, è un altro crogiolo di storie e di genti, con una porta centrale quasi nascosta. Preziosi dipinti del Quattrocento, la cappella che custodisce il Santo Calice, il Miguelete (campanile) simbolo della città. Se vedete delle donne incinte che compiono più giri della cattedrale non preoccupatevi: è un voto alla Virgen del Coro. Non solo. Davanti alla porta degli Apostoli ogni giovedì a mezzogiorno si celebrano le udienze pubbliche del Tribunale delle Acque: dirime le cause tra i contadini dell’entroterra in materia di irrigazione, è una tradizione secolare riconosciuta tra i tesori dall’Unesco.

 (Estacio del Norte)

STAZIONE DEL NORD - La Stazione ferroviaria del Nord (Estaciò del Norte) è un crocevia di tutti i treni locali (quella dell’alta velocità dista alcune centinaia di metri) ma anche un omaggio all’architettura cittadina: sta per compiere cent’anni ed un è trionfo di mosaici, azulejos, vetri piombati. Accanto c’è la Plaza de Toros con il suo museo e le corride: una quarantina, da marzo per tutta l’estate e fino alla Feria de Octubre. 
CIUDAD DE LAS ARTES Y CIENCIAS - Santiago Calaltrava, architetto valenciano ha firmato la Ciudad de las Artes y las Ciencias, straordinario complesso architettonico composto da cinque diverse strutture lungo quello che era il vecchio letto del fiume Turia. Il Palazzo Regina Sofia per le arti sceniche, l’Hemisferìc che assomiglia ad un gigantesco occhio e ospita i cinema, il Museo delle Scienze che ricorda lo scheletro di un dinosauro, il Parco oceanografico (il più grande acquario d’Europa) e l’Umbracle, tra parcheggio e trecento metri di passerella superiore. 


CARRER DE COLÒN - Prima lo shopping in carrer de- Colòn, da Plaza de Toros a salire, per le griffe, poi l’artigianato e la sartoria nel barrio del Carmen (tra il mercato e la Lonja). Quindi il cocktail più popolare, l’Agua de Valencia: spumante e succo d’arancia, gin e vodka. Dicono sia nato al Cafè Madrid, che era gestito dal pittore Constante Gil. Lo si può provare al bar La Boatella, di fronte al mercato, o al Pipol, di fronte alla Plaza de Toros: assaggiate qualche pinchos
MARINA REAL - Con la Coppa America del 2007 (e del 2009) il fronte del porto è completamente mutato, in modo da ospitare gli equipaggi delle grandi vele. Il clima qui sorride sempre: vale la pena passeggiare di fronte al mare e cenare a La Pepica, uno dei ristoranti preferiti di Hemingway e re Juan Carlos.


Riepilogando, da vedere:


1) La Città delle Arti e della Scienza con obbligatoria visita finale all'Oceanografico.
La Città della Scienza di Valencia è un complesso architettonico che ha completamente ridisegnato una parte della città. Dove una volta passava il letto del fiume Turia, l'architetto Santiaco Calatrava ha costruito una città dedicata alle Arti, alla Scienza e alla Natura. La struttura, di circa 350.000 metri quadrati, è divisa in 5 grandi sezioni: Palazzo delle Arti, Umbracle, Hemisfèric, Museo della Scienza, Oceanografic.

2) La Cattedrale di Valencia e il Miguelete.
La Cattedrale di Valencia anche se è stata costruita nel XIII Secolo, la Cattedrale di Valencia sorge su un luogo già occupato da un tempio romano e poi da una Mezquita, una moschea musulmana. Non ha uno stile unico, perchè si intrecciano il romanico, il gotico e il barocco; questa caratteristica è evidente soprattutto ammirando i tre portali che danno accesso alla Cattedrale. Il Portale principale è quello “de los Hierros” (dei Ferri) ed è di stile barocco. Il Portale degli Apostoli, invece, è di stile gotico, proprio come il Miguelete a cui dà accesso. Infine, il Portale del Palazzo, o dell'Almodaina, chiamato così perchè affaccia sul Palazzo Arcivescovile, è di impronta Romanica. Il Miguelete, la visita della Cattedrale di Valencia dovrebbe iniziare dal Miguelete o Micalet (in valenciano) la torre che sovrasta la Cattedrale e offre una magnifica visita su buona parte del centro storico di Valencia, sulla campagna alle spalle di Valencia e sul Mare che le sta davanti. La torre a pianta ottogonale fu costruita tra il XIV ed il XV secolo ad opera di Andrés Juliá. La salita, abbastanza faticosa, attraverso una scala a chiocciola di 207 scalini, porta all'altezza di 50,85 metri. La torre ha un'architettura chiaramente gotica e prende il nome dal San Michele Arcangelo, il santo che si festeggiava il 14 marzo quando venne battezzata la grande campana che si trova sulla terrazza.
3) Museo Nacional de Cerámica
Il museo nazionale della ceramica González Martí è ospitato nel palazzo Marqués de Dos Aguas. Il palazzo fu costruito nel XV secolo per volere del marchese di Dos Aguas, richiama la sua attenzione per la sua oraginalità e per le decorazioni artistiche presenti sulle facciate del palazzo in stile rococò. Il museo raccoglie una ricca collezione di ceramiche dal periodo pre-romano al medioevo.
Indirizzo: Calle Poeta Querol 2, Valencia

4) Museo de Historia de Valencia
Il museo de Historia de Valencia situtato in un’attica cisterna d’acqua di fronte al Parque de Cabecera, nel 1850 fù trasformato nel museo della Storia di Valencia, nel museo vengono raccontati 2000 anni di storia della città, il museo grazie a un sistema multimediale vi guiderà alla scoperta della città e della sua storia, il museo è in lingua spagnola ma di facile comprensione.
Indirizzo: Calle Valencia 42, Valencia
5) Il Parco dell'Albufera.
La laguna di Albufera è un posto magnifico per gli amanti del birdwatching e per mangiare un'ottima paella in uno dei tanti ristoranti della zona. Da Valencia pochi autobus (vale forse la pena di prendere un taxi, oppure in bus scendere al centro di interpretazione naturalistico di Racò de la Olla e da lì proseguire in qualche modo per El Palmar). La gita in barca da El Palmar (max 5 € a persona) permette l'avvistamento dell'avifauna locale.

6) Una bella passeggiata lungo il "Jardin del Turia" fino al BioParco.
Il Bioparco di Valencia è uno zoo unico a gestione privata (Rain Forest Valencia SA.). È stata creato con il concetto di zoo-immersion, che cerca di immergere il visitatore in una meticolosa ricreazione degli habitat naturali. Gli animali, la vegetazione e il paesaggio formano un ambiente unico che invita chi lo percorre a scoprire la complessità degli ecosistemi in natura. A nord dei Jardines si trova appunto il Bioparc, un’area di circa 100mila metri quadrati in cui animali provenienti da diversi Paesi e habitat convivono alla perfezione e in cui le barriere che li dividono sono naturali e praticamente invisibili. Elefanti, gorilla, leoni, ippopotami, bufali, leopardi, lemuri e molte specie protette.

Fotografie scattate dal sottoscritto.
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domenica 18 novembre 2012

Luoghi da visitare: ABBAZIA (Croazia)

La vicinanza con l'Italia, il clima, l'imponente architettura e la splendida posizione sul mare:  poche località europee possono vantare un'unità stilistica liberty come Abbazia-Opatija in lingua croata, stazione di villeggiatura sorta a metà dell'Ottocento in epoca asburgica. Sulla costa nord-orientale della penisola dell'Istria questa cittadina si allunga sul mare abbarbicata alle pendici scoscese del Monte Maggiore-Ucka, che con i suoi 1500 metri la ripara dalle precipitazioni conferendo un clima mite e soleggiato anche d'inverno, caratterizzato da palme, pini marittimi, agavi e giardini fioriti.


Il nome della cittadina proviene dall'abbazia benedettina di San Giacomo che risale alla metà del Quattrocento e che si trova nel centro vicino al mare, profondamente rimodernata. Fu però la costruzione della vicina Villa Angiolina, oggi sede di esposizioni in mezzo a un grande parco secolare di piante esotiche, seguita dai primi grandi hotel che diede un forte impulso a un turismo ante litteram, che già a fine Ottocento e nel periodo della Belle Epoque portò qui regnanti e ospiti illustri come Gustav Mahler, Anton Checov, Giacomo Puccini e James Joyce. Chi ama lo stile floreale sarà stupito dalla profusione di ville e palazzi, sia privati, sia adibiti ad alberghi, che si estendono lungo il corso principale animato da numerosi negozi che corre parallelo al mare, a testimonianza di una felice epoca di costruzione racchiusa in pochi decenni e spazzata via dallo scoppio della prima guerra mondiale.



La posizione è molto panoramica, all'estremità settentrionale del golfo del Quarnero, con vista in lontananza dell'agglomerato urbano di Fiume-Rijeka da cui dista una dozzina di chilometri e delle maggiori isole dell'Adriatico di Cherso-Cres e Veglia-Krk. La trasparenza dell'acqua, da subito molto profonda e le numerose insenature con spiagge rocciose ne fanno una località turistica balneare per eccellenza, ma anche la stagione di fine d'anno è piacevole ed animata, al punto che viene soprannominata la Nizza dell'Adriatico.


Abbazia deve molto all'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe, che per primo credette nel suo sviluppo turistico e la visitò spesso: proprio a lui è intitolata la passeggiata a mare, assolutamente da non perdere, uno spettacolare sentiero alto appena un paio di metri sulla costa rocciosa da percorrere a piedi anche a tratti, poiché è lungo in tutto una ventina di chilometri e tocca le numerose piccole località della riviera, tutte da scoprire e ciascuna con una propria individualità. La passeggiata parte a nord da Volosca-Volosko, porticciolo di pescatori con numerosi ristorantini di pesce, sovrastante il mandracchio dove si allineano le reti da pesca. Un paio di chilometri soltanto la separano da Abbazia, che è attraversata tutta dall passeggiata a mare: qui il punto più notevole è la slanciata statua bronzea della fanciulla sul mare con il gabbiano, un simbolo della riviera che ricorda un fatto tragico di fine Ottocento. 

fonte: http://viaggi.repubblica.it/articolo/abbazia-riviera-liberty/226496?ref=HRLV-7

mercoledì 24 ottobre 2012

Breve sguardo su Cracovia (da Virgilio Viaggi)

Cracovia rappresenta un gioiello dell'Europa dell'Est, chiamata anche la "Roma del Nord" a causa del gran numero di chiese e monasteri che si trovano all'interno del centro storico, oggi interamente pedonale. L'antica capitale della Polonia è oggi una città culturalmente molto attiva, crocevia di persone e culture diverse. Per il viaggiatore Cracovia è sicuramente una delle città low cost per eccellenza. Oltre ad offerte molto interessanti per i voli e hotel anche la vita è molto economica. Principale attrattiva di Cracovia è la città vecchia (Stare Miasto) che è diventata monumento mondiale preservato dall'Unesco. Il cuore pulsante di Stare Miasto è costituito dalla Piazza del Mercato (Rynek G³ówny). 


E' una delle piazze più grandi d'Europa su cui si affacciano i maggiori monumenti della città tra cui al centro il Palazzo del tessuto (Sukiennice), che attualmente ospita negozi e ristoranti, numerose chiese tra cui la Basilica di Santa Maria, la Chiesa di San Wojciech e il Museo Nazionale di Cracovia, il Municipio a torre, il Barbican, una torre difensiva che un tempo faceva parte delle mura, nei pressi della Porta Floriana, ed il castello del Wawel, ex sede del regno polacco che si affaccia sulla Vistola. Una delle sedi del Museo Nazionale, il Museo Czartoryski, ospita la celeberrima Dama con l'ermellino di Leonardo da Vinci. All’interno del Wawel si trova un altro grande richiamo storico-architettonico: la cattedrale di San Venceslao uno dei luoghi di culto più importanti della Polonia dove sono sepolti i più importanti regnanti polacchi. 


Uscendo dal castello dalla parte che si affaccia sulla Vistola si scende nel piccolo parco alla base della collina dove si trova la grotta del leggendario drago sconfitto da Krak. Il suo spirito continua a vivere grazie a una statua d'acciaio che emette una poderosa fiammata a intervalli regolari. Cracovia dà varie attrattive anche all'esterno della città vecchia. Un piacevole spunto ce lo dà il quartiere ebraico, il quale vide deportare la sua comunità negli anni bui dell'invasione nazista. Per tale motivo Spielberg ambientò qui parte del suo celebre Schindler's List. Oggi sono rifioriti negozi e locali all'insegna della cultura yiddish e all'interno della vecchia sinagoga è ospitato il museo dell'Olocausto. 

fonte: http://viaggi.virgilio.it/reportage/europa/cracovia-splendida-citta-low-cost.html

mercoledì 17 ottobre 2012

Luoghi da visitare: SOFIA (da Repubblica Viaggi)

In piazza Nezavisimost, se si abbassano gli occhi si vedono gli scavi romani e alzandoli invece si osservano gli imponenti palazzi della burocrazia socialista. Per apprezzare Sofia - città con tanto verde, un centro di griffe italiane - bisogna avere coscienza di cosa fosse la capitale della Bulgaria prima del crollo del muro: una città grigia e problematica. Adesso, invece, altro che grigia. La capitale bulgara ha molto da offrire. Tra un passato fatto di memorie antiche e medievali, le recenti memorie sovietiche e un presente di grande vitalità.


Il lungo viale Zar Osvoboditel (il Liberatore) conduce al cuore religioso della città, passando per Plostad Batenberg, una delle piazze delle sfilate di regime, ora trasformata, con il Palazzo Reale da un lato e un bel giardino su cui affaccia anche il Teatro Nazionale. Fontane, orchestrine e parco giochi con tanti bambini sono l’ideale per una pausa pranzo in uno dei bar all’aperto. Sul giardino affaccia anche il ristorante del Grand Hotel Sofia: per un zuppa di patate, una ricca insalata e una bevanda si spendono 20-30 Lev (10-15 euro). La più piccola e preziosa Santa Sofia, fatta costruire dall’imperatore Giustiniano, e la trionfante e ben più grande e recente chiesa Alexandr Nevski sono il cuore religioso della capitale. Nella grande piazza prospiciente la chiesa di Alexandr Nevski anche un mercatino con icone religiose (imitazioni), modernariato militare e vecchie macchine fotografiche.


Il furore della distruzione dei simboli del passato regime ha trovato un’interessante razionalizzazione nel Museo Totalitarian Art, sito in periferia (10 lev per andare in taxi, uno solo con la metropolitana modernissima, fermata Dimitrov, un chilometro dal museo). Anche questa è una passeggiata nella storia recente. Nel giardino si trovano molte statue e teste di Lenin, ritratto sempre nella classica posa cupa e pensierosa, lo sguardo lontano; e anche la famosa stella sull’ex palazzo del partito, strappata via con un elicottero.


Nella mostra statue piccole di Stalin e quadri della rivoluzione socialista. È una visita (10 lev) che vale la pena. Una passeggiata sul Bulevard Vitosha (dal nome della grande montagna di 2290 metri che domina la città) può iniziare dal centro, dalla chiesa (Carkva) Sveta Nedelja, dove lo Zar Boris nel 1925 subì un attentato dei rivoluzionari (morirono 123 persone, ma non il sovrano), per proseguire tra hotel, vetrine di lusso e ristoranti, verso lo Juzen Park dominato dal grande Palazzo della Cultura. Molto vivace anche il quartiere ricco di mercatini e giardini ai due lati del viale.


Nel 441 fu saccheggiata dagli Unni, quindi ricostruita da Giustiniano. Fu città bulgara dal VII sec., ma nel 1018 fu presa dai Bizantini. Ritornò bulgara alla fine del XII sec, dove fu uno dei maggiori centri del Secondo Regno Bulgaro. Fu chiamata Triaditza dai Bizantini, Sredetz dai Slavi. Assunse l'attuale nome Sofia nel XIV sec. dalla basilica Santa Sofia. Nel 1382 cade sotto dominazione turca, sotto i quali fu un modesto centro economico. Liberata dopo la guerra Russo-Turca (1878) divenne la capitale del Terzo Regno Bulgaro nel 1879. La città si sviluppò rapidamente passando da 20.000 a 300.000 abitanti (1939).

fonte: http://viaggi.repubblica.it/articolo/sofia-roma-lenin-e-oltre/226390
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sabato 13 ottobre 2012

Luoghi da visitare: CIPRO (da Repubblica Viaggi)

«I ciprioti? Loro fanno il bagno anche a novembre e i più temerari osano farlo persino a dicembre, ma tanto le acque da queste parti sono sempre tiepide. Del resto a Cipro il sole splende quasi tutto l'anno». Per Christos, vero cipriota doc, la terza isola più grande del Mediterraneo, dopo la Sicilia e la Sardegna, è una sorta di eden, per lasciarsi accarezzare dai raggi solari e rilassarsi anche in bassa stagione. «Forse voi italiani, continua, non siete così coraggiosi da tuffarvi in acqua, ma nei mesi autunnali qui si sta davvero bene. Niente folla, temperature piacevoli e accoglienza al massimo». 


Insomma, una meta perfetta anche per il ponte di Ogni Santi, per staccare un pò la spina, a sole tre ore di volo (Ryanair collega Milano Orio al Serio, Pisa e Roma Ciampino all'aeroporto di Pafos. Oppure Bologna su Larnaca, due volte a settimana). E poi si ha la benedizione della dea Afrodite, protettrice dell'isola, che secondo la leggenda sarebbe nata qui. Già Omero la menziona nelle sue opere, attribuendole gli appellativi di "Cipria" e "Dorata Afrodite".


Lo scoglio di Afrodite (a circa 25 chilometri da Pafos), chiamato "Petra tou Romiou", è uno dei tratti più belli del litorale, dove, si dice, che la divinità emerse dalle onde del mare. Il nome greco "Petra tou Romiou" (scoglio) è legato ad un eroe bizantino Akritas che pare seppe tenere a bada i saraceni con la sua prodigiosa forza. Si dice che sollevò un enorme masso e lo scagliò nel mare contro i saccheggiatori che cercavano di approdare. Il masso è rimasto lì da allora ed è il rituale irrinunciabile per tutti gli appassionati di fotografia. Si giunge mediante uno stretto cunicolo, molto scenografico con la vista del mare azzurro dopo il semibuio del tunnel.


C'è chi dice, che immergendosi in queste acque turchesi - e sempre un po' agitate a creare l'effetto spumoso in superficie - si possa ottenere l'elisir di giovinezza. Altri ancora rimarcano che per avere questo potere, serva anche la luna piena e quindi se pensate ad un bagno tanto vale controllare anche il calendario. Un'altra tesi, invece, sostiene che per combattere la vecchiaia sia necessario fare tre giri a nuoto attorno allo scoglio. Vero o non vero, l'atmosfera che si respira rende magico il luogo.


Infine, non si può non addentrarsi nell'interno fino a Nicosia, la capitale dal cuore antico e volto moderno, circondata da mura del XVI secolo. Il fiore all'occhiello è la seicentesca Cattedrale di S. Giovanni. Anche questa chiesa mantiene lo sfarzo di tutte le altre e si caratterizza per la presenza di uova di struzzo decorate. Sono un simbolo religioso: come lo struzzo non abbandona mai le sue uova, così un ortodosso non lascia mai la sua religione.

( a cura di isa grassano )
fonte: http://viaggi.repubblica.it/articolo/cipro-l-isola-della-lunga-estate/226370

sabato 6 ottobre 2012

Luoghi da visitare: FRANCOFORTE (da RepubblicaViaggi)

Il mese migliore per visitare Francoforte è sicuramente ottobre. Per via del sidro appena fermentato, il celebre apfelwein, che nel dialetto locale si pronuncia ''ebbelwoi'' e si beve ancora nelle vecchie osterie dove lo beveva il giovane Goethe che di sidro giovane (e di giovani donne) era goloso. E anche per merito dei libri. A Francoforte la passione per i libri è eterna. La Buchmesse, ovvero la Fiera del libro più grande del mondo che si svolge sempre in ottobre (quest'anno si inizia mercoledì 10 ottobre), è un vero posto di pellegrinaggio, dove i pellegrini tornano ogni anno e si riconoscono dalle valigette nere che trascinano per la città dopo averle diligentemente riempite di tutti i cataloghi che sono riusciti ad accumulare.


Francoforte è dotata dello skyline più imponente della Germania, ed è la città simbolo delle banche, del denaro, della finanza veloce e rapace; ma rappresenta anche una città antica, che nel 12simo sec. ebbe il "privilegio imperiale" di designarsi "Marktstadt", città di commerci, una città-Stato del Sacro Romano Impero della nazione tedesca che incoronava gli imperatori (l'ultimo nel 1792 fu Francesco d'Asburgo, figlio del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo) e mantenne sempre ideali di autonomia e libertà. Fu nella Paulskirche che si riunì nel 1848 il primo parlamento tedesco (sciolto però un anno dopo: la Germania realizzata poi da Bismarck fu come sappiamo molto diversa da quella auspicata a
Francoforte).


Una gita di cinquanta minuti in un battello sul Main (Meno) è la maniera ideale per avere un’idea complessiva della città, e per ammirare dal fiume la famosa skyline: i grattacieli costruiti da Helmut Jahn (come la Messeturm) e da Norman Foster (la Commerzbank). Lungo il Main ci sono, uno accanto all’altro, tutti i musei più belli (alcuni unici, come quello dell’Architettura) di Francoforte. Imperdibile lo Städel, dove si possono ammirare capolavori da Botticelli a Duerer, a Vermeer, agli impressionisti, ai contemporanei.


Vale la pena anche vedere un grattacielo in costruzione (solo di domenica e solo per venti persone alla volta). Si tratta di quello della nuova sede della Bce, la Banca Centrale Europea, che viene costruita in un nuovo quartiere, chiamato appunto Europaviertel, nella zona in cui prima c’erano i mercati generali. Sarà inaugurato nel 2014. La sede attuale della Bce è invece in pieno centro commerciale, anzi in pieno quartiere a luci rosse (oggi un po’ meno hot che qualche anno fa), dove però è situato anche il decoroso Teatro dell’Opera...(CONTINUA...)
( a cura di vanna vannuccini )
fonte: http://viaggi.repubblica.it/articolo/francoforte-tempo-di-buchmesse/226324

martedì 2 ottobre 2012

Luoghi da visitare: DELHI (da RepubblicaViaggi)

La new economy assedia Delhi dalla periferia, con grattacieli e centri commerciali e nuovi condomini che il turista non riuscirebbe neanche a immaginare immerso nella quiete dell'Akshardham o del Lotus Temple, mete di pellegrinaggi hindu. The incredible India, quella della pubblicità, esplode nei mercati, trabocca dalle viuzze della città vecchia, stupisce nelle zone archeologiche. Al tramonto, nelle giornate limpide di dicembre e gennaio, quando le cupole di Jama Masjid disegnano un armonioso skyline e il Red Fort e le vestigia della dinastia moghul si accendono di un rosso più intenso, Delhi smette di essere il miraggio dell'imperialismo britannico e torna India in tutto e per tutto.


La passeggiata nel labirinto della vecchia Delhi è un’esperienza da non perdere. Una volta che avrete raggiunto il Forte Rosso, tutti i monumenti sono raggiungibili a piedi. Prendetevi del tempo per visitare Jama Masjid, ovvero la grande moschea fatta erigere da Shah Jahan nel 17simo sec. per le preghiere del venerdì. Il piazzale delimitato da quattro torri e due minareti alti 40 metri può accogliere fino a venticinquemila fedeli.


Delhi offre una grande quantità di mercati, coperti o all’aperto. Il Khan Bazar, a South Delhi, è quello dove i turisti indugiano più volentieri. Il negozio Fabindia (artigianato, stoffe, sari e articoli per la casa) è affollatissimo. Il Sunder Nagar Market è per chi è a caccia di antiquariato. Lì ci sono anche i due migliori negozi di tè di Delhi, Regalia e Mittal Tea House.


Il celebre ristorante Varq è all’interno del Taj Mahal Hotel. Se ritenete la cucina indiana troppo grassa, troppo speziata, piena di indigeribili fritture, questo è il luogo adatto per ricredervi. L’hotel che lo ospita, (la catena Taj è una delle più prestigiose in tutto il subcontinente indiano), è già di per sé una garanzia. Chiamarla nouvelle cuisine sarebbe riduttivo; per la scelta e la descrizione dei piatti (menù di carne, pesce o vegetariano) meglio affidarsi alle generose descrizioni del carismatico sottocuoco Manoj Kumar Goel.


Con l'asfalto umido e la foschia che il sole fatica a diradare, all'alba e nella stagione dei monsoni, Delhi sembra una capitale europea. Se da un piano alto del Taj Mahal Hotel guardate verso India Gate, avrete il vostro Arco di Trionfo. Se attraversate Connaught Place, sarete al centro del piano urbanistico concepito per gli inglesi dall'architetto Edwin Lutyens - una città del Nordeuropa presa d'assalto da jeanserie e fast food. Solo il clima rovente e umidissimo, le palme, i tuk tuk gialloverde e i risciò che zigzagano tra le vecchie Ambassador e le automobili di nuova generazione danno la certezza di essere in un altro continente. New Delhi, con i suoi 14 milioni di abitanti, ci tiene a mantenere alto lo status di capitale. I giardini sono curati nei minimi particolari, il traffico è regolare se lo paragoniamo a quello di Mumbai o Calcutta, le zone commerciali pulite più volte al giorno da infaticabili gruppi di spazzini...(CONTINUA...)
( a cura di giuseppe videtti di ' la repubblica - viaggi ' )
fonte: http://viaggi.repubblica.it/articolo/delhi-dove-l-india-incrocia-l-europa/226308?ref=HRLV-7

martedì 19 giugno 2012

Luoghi da visitare: CINA


La Cina, per dimensioni il terzo paese del mondo, è delimitata a nord dai deserti della Mongolia, a ovest dall'inospitale altipiano del Tibet e dall'Himalaya e a est dal Mar Cinese Meridionale e dal Mar Cinese Orientale. Le sue 22 provincie e le cinque regioni autonome sono governate da Pechino insieme a circa 5000 isole. Hong Kong e Macao sono tornate alla Cina in qualità di regioni ad amministrazione speciale (SAR). Di fronte alla costa sud-orientale del paese vi sono alcuni territori contestati: il più famoso di questi è Taiwan, oggetto di una disputa che di tanto in tanto si riacutizza. La Cina è un mondo a sé che spazia dalle metropoli moderne, alle praterie epiche della Mongolia Interna passando per deserti, vette sacre, grotte straordinarie e rovine imperiali. La Cina è un luogo di forti contrasti e di grandi bellezze nel quale, una volta imparato a farvi largo tra la folla e a evitare di farvi travolgere, troverete molte cose da vedere. Non lasciatevi trarre in inganno dalla vecchia retorica comunista: oggi l'hobby più diffuso è fare soldi. A meno che non disponiate di un paio d'anni di tempo e di una pazienza illimitata, la soluzione migliore per visitare la Cina è stabilire un itinerario di base, per esempio andare da Pechino al Tibet passando da Xi'an per ammirare l'esercito di terracotta e un tratto della Via della Seta, scendere lungo il fiume Yangzi o ancora esplorare gli straordinari paesaggi della provincia di Guangxi.


I cinesi vennero uniti in un unico impero per la prima volta con la dinastia Qin (221-207 a.C.), in un'epoca che vide la nascita di istituzioni amministrative che caratterizzarono lo stato cinese per i 2000 anni seguenti. Oltre a introdurre una forma di controllo centrale, la dinastia stabilì uno standard di pesi e misure e un sistema di scrittura; durante questo periodo venne anche costruita la Grande Muraglia. Con la dinastia successiva, quella degli Han (206 a.C.-220 d.C.), ci fu un periodo di consolidamento e di espansione durante il quale il contatto con i 'barbari' che vivevano ai margini dell'impero provocò conflitti militari ma portò anche vantaggi commerciali. La prima metà del XX secolo fu un periodo caotico durante il quale varie forze si contesero il potere della dinastia Qing, giunta ormai al declino. Mentre gli intellettuali cercavano una nuova filosofia per sostituire l'antico ordine confuciano, i governatori militari del nord (i cosiddetti 'signori della guerra') tentavano di impossessarsi del potere imperiale. Il Kuomintang (KMT, Partito Nazionalista) di Sun Yatsen, con base nella Cina meridionale, iniziò ad addestrare un Esercito Nazionale Rivoluzionario con il quale intendeva sfidare i signori della guerra. Nel frattempo i colloqui tra i rappresentanti del Comintern sovietico e i marxisti cinesi determinarono nel 1921 la formazione del Partito Comunista Cinese. Le speranze che il partito si allineasse con il KMT andarono in fumo con la morte di Sun Yatsen e l'ascesa di Chiang Kaishek, un membro del KMT che auspicava la nascita di uno stato capitalista dominato da una ricca classe elitaria e guidato da una dittatura militare.


I comunisti si suddivisero in una fazione che si concentrò sulla rivolta urbana e una secondo la quale l'unico sistema per ottenere la vittoria era unificare le campagne. Radunate le proprie forze nei monti dello Jinggangshan, Mao Zedong adottò la strategia della guerriglia e nel 1930 le sue disordinate armate erano ormai diventate un esercito di 40.000 uomini. Chiang Kaishek mise in atto quattro campagne di sterminio contro i comunisti, ma ciascuna di esse si trasformò in una vittoria delle forze comuniste grazie alla loro strategia di sferrare attacchi brevi invece di combattere battaglie campali. Con la quinta campagna le sorti del conflitto rischiarono di capovolgersi perché i comunisti, mal consigliati, cambiarono strategia e si scontrarono in una battaglia frontale con il KMT. Vedendosi circondati, i comunisti decisero di ritirarsi dallo Jiangxi e di dirigersi a nord verso lo Shaanxi con quella che diventò nota come la Lunga Marcia del 1934. Dei 90.000 uomini che vi presero parte solo 20.000 riuscirono ad arrivare a destinazione, a un anno di distanza e dopo aver percorso 8000 km. Lungo il cammino i comunisti armavano i contadini che incontravano e ridistribuivano le terre, dimostrando che il popolo cinese era in grado di combattere a patto che gli si fornisse metodo, organizzazione, guida, speranza e armi. Durante la marcia Mao si affermò quale capo supremo del partito comunista.


Nel 1948 e nel 1949 furono combattute tre violente battaglie con le quali il KMT venne sconfitto e centinaia di migliaia di suoi soldati passarono nelle file del partito comunista. Il 1° ottobre 1949 Mao Zedong proclamò la nascita della Repubblica Popolare Cinese. Chiang Kaishek fuggì a Taiwan, portando con sé tutte le riserve auree del paese e quel che restava dell'aviazione e della marina. Gli Stati Uniti continuarono a riconoscere Chiang Kaishek quale capo legittimo dello stato cinese e organizzarono un blocco navale per evitare attacchi contro Taiwan. La Repubblica Popolare si ritrovò a gestire una nazione ridotta alla bancarotta, ma con gli anni '50 iniziò un periodo di grande ottimismo. La guerra contro la Corea e la difesa da una possibile invasione statunitense fecero nascere negli abitanti un nuovo senso di unità nazionale; nel 1953 l'inflazione si era ormai arrestata, la produzione industriale era tornata ai livelli precedenti al conflitto, la ridistribuzione delle terre era stata completata ed era stato avviato il primo piano quinquennale. Il partito incrementò il proprio controllo, organizzando gli abitanti in base alle professioni e dividendo il paese in 21 province, 5 regioni autonome, due municipalità (Pechino e Shanghai) e circa 2200 contee. Nel frattempo molti intellettuali del KMT che erano rimasti nel paese furono 'rieducati', mentre scrittori e artisti vennero sottoposti a rigidi controlli ideologici; ma forse la conseguenza più tragica del dominio del partito fu la 'liberazione' (ovvero invasione) del Tibet nel 1950.


In Cina, la calligrafia è da sempre ritenuta la più alta forma di arte visiva, tanto che un tempo il carattere delle persone veniva giudicato dall'eleganza della loro scrittura. Ovunque nel paese si vedono esempi di calligrafia a scopo decorativo, dai templi alle pareti delle grotte, dai fianchi delle montagne ai monumenti. Gli utensili principali usati in quest'arte, ossia l'inchiostro e il pennello, sono gli stessi utilizzati nella pittura; gli elementi più importanti sono il segno e la tonalità. La lingua ufficiale della Cina è il mandarino di Pechino, che i cinesi chiamano putonghua. Circa il 70% della popolazione parla questo idioma, ma esso non è altro che la punta di un iceberg linguistico poiché esiste una gran quantità di dialetti e sotto-dialetti, in alcuni casi molto simili fra loro. La cucina cinese gode di una meritatissima fama e presenta una grande varietà, ma in genere non è adatta alle persone schizzinose. Gli stessi cinesi ammettono di mangiare qualsiasi cosa munita di quattro zampe, fatta eccezione per i tavoli. Gran parte dell'arte culinaria della Cina comunque consiste nel produrre piatti ingegnosi con un numero limitato di ingredienti. La Grande Muraglia Cinese è lunga due volte e mezzo rispetto a quanto si pensasse. E (forse) anche per questo, ne potremo ammirare più che in passato. Si tratta del manufatto più vasto mai prodotto dall'umanità. Un'indagine approfondita ha svelato che l'infinita fortificazione ha un'estensione lineare complessiva di 21.196,18 chilometri, praticamente mezzo giro del mondo, contro gli 8.850 stimati finora, e i 5mila che avevamo studiato a scuola, conseguenza della traduzione letterale del nome originale dell'opera, Wan-Li Chang-Cheng, appunto la Muraglia dei 10mila Li, dove il Li è l'antica unità di misura cinese, oggi standardizzata a 500 metri. Lo studio è stato condotto a cominciare dal 2007, e i primi risultati, due anni dopo, avevano ipotizzato la cifra di poco inferiore a 9mila chilometri. Ma ora, come riportano l'agenzia cinese Xinhua e Bbc online, l'Amministrazione del patrimonio culturale cinese ha svelato il definitivo che non fa che aggiungere meraviglia a un'opera già iscritta nelle 7 Wonders mondiali oltreché nella lista Unesco World Heritage dal 1987. 

fonti: http://www.lonelyplanetitalia.it e http://viaggi.repubblica.it/articolo/cina-la-muraglia-raddoppia/225730

domenica 17 giugno 2012

Luoghi da visitare: NUOVA ZELANDA


La Nuova Zelanda è un posto di rara bellezza e varietà paesaggistica: montagne glaciali, fiumi impetuosi, laghi limpidi e profondi, geyser e fanghi ribollenti. La gente del posto, depositaria di una cultura che fonde insieme l'eredità europea con quella maori, è ingegnosa, premurosa e incredibilmente affabile. Gli straordinari nomi delle località (Te Awamutu, Whangamomona o Paekakariki) suonano pomposi e, con un po' di allenamento, diventano facili da pronunciare. La Nuova Zelanda è una Mecca per gli amanti del brivido e di tutti quanti amano i grandi spazi aperti e l'attività fisica. Al di sopra della terra si può fare bungee jumping, paracadutismo, paracadutismo acrobatico, discesa in corda doppia e volo; sulla terra si può passeggiare, andare in mountain bike, sciare, cavalcare, arrampicare e fare 'zorbing' (rotolare e saltare all'interno di un pallone trasparente); sotto terra si possono esplorare grotte, fare cave rafting e hydro sliding; sull'acqua si fa jet-boarding, slitta acquatica, rafting, boogey boarding (è come il surf ma si pratica stando coricati sulla tavola), canoa, kayak, surf, surf rafting e immersioni subacquee.


Nonostante le numerose originali attività praticabili, la più popolare è ancora camminare (nel gergo kiwi si dice tramping e sta per trekking). Migliaia di chilometri di sentieri tracciati e un'efficace rete di rifugi per i camminatori rendono il tramping praticabile da chiunque, camminatori provetti o gente abituata alle semplici passeggiate in campagna. La scoperta della Nuova Zelanda è stata attribuita al navigatore polinesiano Kupe, nel 950 d.C. Egli le diede il nome di Aotearoa (Terra della Lunga Nuvola Bianca). Alcuni secoli più tardi, intorno al 1350, un folto gruppo di emigranti provenienti da Hawaiki, il paese natale di Kupe, seguì le sue istruzioni di navigazione e salpò per la Nuova Zelanda, finendo col soppiantarne i precedenti abitanti o mescolarsi con loro. La loro cultura, sviluppatasi nel corso dei secoli senza subire influenze esterne percettibili, era di tipo gerarchico e spesso sanguinaria. Nel 1642 l'esploratore olandese Abel Tasman compì una breve escursione lungo la costa occidentale della Nuova Zelanda; ogni progetto di un soggiorno prolungato venne abbandonato quando, al suo tentativo di sbarcare, diversi uomini dell'equipaggio vennero uccisi e mangiati. Nel 1769, il capitano James Cook circumnavigò le due isole principali a bordo dell'Endeavour. Anche in questo caso i primi contatti con i maori furono violenti, ma Cook, impressionato dal loro spirito ardimentoso e riconoscendo il potenziale di questa nuova terra, la dichiarò appartenente alla corona britannica prima di salpare per l'Australia.


L'arte neozelandese è poliedrica, attenta alle innovazioni e alle abilità artigiane che riflettono l'eredità pakeha, maori e melanesiana. Incisioni in legno, pietra, conchiglia e osso sono molto diffuse, mentre opere di dimensioni maggiori come i 'tukutuku' (rivestimenti in legno) si possono vedere in quasi tutte le 'maraes' (case di riunione religiose). Pezzetti di conchiglie paua, pietra verde, grovacca vengono spesso montate in gioielli che si ispirano al paesaggio: orecchini a forma di foglia di gingko, occhiali da sole a forma di felci neozelandesi e collane che ricordano il gelsomino rosso. La produzione teatrale è vivace, specialmente a Wellington, e ci sono diverse gallerie d'arte, tra cui la Dunedin Public Art Gallery, la più antica e una delle migliori della Nuova Zelanda. La scena musicale è fiorente e ha dato vita a una bella squadra di talenti, da Split Enz e Crowded House alle pirotecnie chitarristiche di Dunedin's 3Ds e Straitjacket Fits, apprezzati in patria come all'estero. I neozelandesi amano moltissimo la carne. L'agnello è di qualità superiore e si trova dappertutto, mentre la carne di cervo viene proposta nei migliori ristoranti. La Nuova Zelanda è famosa anche per i suoi prodotti caseari: latte, formaggio e gelati sono infatti eccellenti. Il pesce è ottimo in questo paese: tra i pesci d'acqua salata che ricorrono spesso nella cucina neozelandese citiamo l' 'hoki', l' 'hapuka', il 'groper', lo 'snapper' e il 'kingfish'. "Aotearoa", gridarono i primi antenati dei maori quando la videro delinearsi all'orizzonte. "Land of Long White Cloud", una "Terra dalla lunga nuvola bianca", così apparve ai loro  occhi quella visione sinuosa, corteggiata dalle acque e vestita di montagne innevate, valli glaciali, distese di dune e foreste pluviali. La Nuova Zelanda è come una donna bellissima, che furtiva e remota osserva il cuore del mondo, in attesa che il suo ritmo lento e genuino lo seduca. Stato insulare dell'Oceania, perso nell'Oceano Pacifico meridionale, è formato da due isole principali: l'isola del Nord e l'isola del Sud, divise dallo stretto di Cook e da numerose isole minori.


Separata dall'Australia dal mar di Tasman, dista dalla grande sorella circa 2000 km e quattro ore di aereo, attraverso mille sfumature di orizzonte. Le stagioni vengono agli antipodi per rifugiarsi dal tempo, che scorre inesorabile ma sempre al contrario da queste parti. Lo sguardo dall'aereo plana lentamente sui confini rocciosi, fatti di gole e cascate di vento, mentre un cielo d'acquarello si muove lentamente ad est per fare il giro del mondo. Lo spettro visivo percepisce  tinte blu e verdi con pennellate di bianco, arancione e rosso, questa è la prima sensazione umana arrivando qui. Eccola la città più grande della Nuova Zelanda, Auckland, mentre sorge dai suoi vulcani, circondata dall'abbraccio del Mar di Tasmania e dell'Oceano Pacifico. Tra il fascino selvaggio della costa occidentale e l'Hauraki Gulf, la City of Sails si svela tra i suoi magnifici porti naturali, riflettendo in un mare scintillante, il bianco candido delle sue vele. Mentre le isole di Rangitoto, Great Barrier e Waiheke, punteggiano l'istmo sulla linea di confine, si potrà scegliere di partire alla volta della Coromandel Peninsula, dove i ricchi abitanti di Auckland, decidono di trascorrere le vacanze di Natale e le comuni hippy, attratti dall'eclettica individualità di questo luogo, hanno lasciato il posto a fattorie biologiche ed eremi buddisti. La terra al nord si fa sottile e il limite con le acque ancora meno evidente, dal finestrino della macchina scorrono splendide baie ornate da alberi di pohutukawa, sabbia dorata, grigia, rosa o bianca delinea spiagge selvagge, dove fare surf rappresenta un inno alla vita come il saluto quotidiano al sole che appare all'orizzonte. Siamo nel Northland, esattamente nella Bay of Island, dove possedere un bach (casa estiva) è un lusso, per chi desidera camminare a piedi scalzi in lande completamente deserte e dove le uniche costruzioni presenti, sono quelle decise dal vento. Mentre ci si sposta verso il sud della North Island, i kauri, alberi secolari e giganteschi, si ergono maestosi come antichi saggi, che lenti nei loro movimenti, ci raccontano di quando "su al nord" erano i sovrani assoluti. 

fonti:   SI RINGRAZIANO   LonelyPlanet   -   RepubblicaViaggi

lunedì 28 maggio 2012

Luoghi da visitare: GINEVRA (da 'L'Espresso')


Ha la più alta qualità della vita al mondo, il regista polacco Kieslowski la disegnò come una bella dama in ''Film Rosso'', il filosofo Jean Jacques Rousseau amava passeggiare nella zona antica della città ''perchè la marcia ha qualcosa che anima e ravviva le mie idee'', mentre Franz Liszt cercava di catturare, in questa città con l'acqua e la montagna intorno, le note per i suoi concerti. Siamo a Ginevra, dove l'omonimo lago abbraccia il fiume Rodano. Siamo nella città dell'economia, dell'istruzione, dei trasporti, siamo nel posto dove si vive meglio al mondo e soltanto per questo motivo meriterebbe una visitina.


Ma in realtà Ginevra, città degli orologi, del salone dell'auto e capitale della pace. mostra al visitatore non solo il suo simbolo, ovvero il ''jet d'eau'', un'affascinante fontana sul lago Lemano il cui getto genera una colonna d'acqua alta ben centocinquanta mt., non solo la Cattedrale di Saint Pierre, non solo la Place du Bourg de Four, la piazza più antica della città, il vero e proprio centro della città vecchia. Ginevra si mostra come una nobildonna e può essere scoperta passeggiando, in quanto i viali, le vie che costeggiano il lago, gli innumerevoli parchi, i singolari vicoli del centro storico sono un invito a vivere l'atmosfera di questa città, dalle numerose e grandi attività, in pieno relax. Non dimenticate di attraversare la Grand Rue, ove nacque il filosofo del secolo dei Lumi, una delle più antiche vie cittadine e di fare una visita alla sua casa natale.


Che cosa contraddistingue Ginevra agli occhi del mondo e della Svizzera? La sua rilevanza internazionale, ben più importante di qualunque altra città di 200'000 abitanti. Attualmente, la seconda città della Svizzera ospita una ventina di organizzazioni internazionali. Le missioni permanenti di oltre 160 Stati rappresentano i rispettivi governi presso le organizzazioni e le conferenze internazionali. Definita come «la più piccola delle grandi metropoli» o come «la città della pace», tra le altre cose Ginevra ospita la sede europea dell’ONU. I vialetti in riva al lago Lemano, i parchi, le antiche viuzze e le eleganti boutique sono un invito a piacevoli passeggiate. La Città di Ginevra ha la responsabilità finanziaria di una trentina di spazi e sale da spettacolo, di undici musei, della rete delle Biblioteche Comunali e della Biblioteca di Ginevra.
(a cura di giovanni scipioni da L'Espresso)
altra fonte: www.ville-geneve.ch