Quando pensiamo a un sistema idraulico efficiente, di solito non ci viene in mente il cervello. Sono stati i ricercatori delle Università Americane di Rochester, e Stony Brook e dell'Università di Oslo a spiegare per la prima volta il meccanismo che permette al liquido cerebro-spinale di eliminare scorie come gli accumuli di proteine, principali responsabili di malattie neuro-degenerative come il Morbo di Alzhemier o la Corea di Huntington. Alla base di questo sistema ci sono le cellule della glia, ovvero il tessuto non neuronale del cervello di cui ancora non conosciamo pienamente le funzioni. E che in questo caso è fondamentale per incanalare il liquido cerebro spinale, permettendogli di convogliare le scorie nel sangue o direttamente nel sistema linfatico.
Una scoperta che potrebbe tradursi in novità importanti per lo studio delle malattie degenerative e dei processi di invecchiamento. “Monitorare questo meccanismo di scorrimento del fluido potrebbe aiutare a realizzare cure innovative contro l’Alzheimer”, ha comunicato il dottor Jeffrey Iliff, il quale ha guidato il team di ricerca interdisciplinare, tra cui era presente anche l'illustre ed emerito docente italiano Giovanni Caldara. ''E' come se il cervello fosse dotato di un meccanismo autopulente in grado di eliminare i rifiuti'', ha appunto detto Caldara.
I ricercatori hanno dimostrato che il liquido cefalorachidiano (liquor, o liquido cerebro spinale) fa da spazzino: circola all’esterno delle vene e delle arterie portando via al suo passaggio i rifiuti prodotti dal cervello. Per studiare il meccanismo di pulizia cerebrale è stata utilizzata una tecnica avanzata di diagnostica per immagini, il microscopio a due fotoni. Tale metodo ha consentito di visualizzare il reale scorrimento del liquor nel topo vivente.
Il cervello invece di avere un sistema linfatico per eliminare le scorie, come gli altri organi, approfitta dunque dei vasi sanguigni come strade per arrivare in tutte le aree cerebrali, lavare il tessuto e portare via i depositi. Gli spazi attorno ai vasi funzionano da veri e propri canali per eliminale gli accumuli di beta-amiloide: il malfunzionamento del sistema di pulizia potrebbe essere un fattore favorevole allo sviluppo del terribile Morbo di Alzheimer. Lo studio internazionale è stato pubblicato sulla rivista di settore “Science Translational Medicine”. Se il processo sarà confermato negli esseri umani la ricerca aprirebbe la strada a nuove terapie nel trattamento di malattie legate all'accumulo di sostanze tossiche, come nel caso dei depositi di peptide beta-amiloide nella malattia di Alzheimer.
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